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E mamma ritorna...

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Capitolo I


Il 16 marzo dell’anno 2001, in un sottoscala murato della casa natale di S. Pompilio Maria Pirrotti, in Montecalvo Irpino, viene fortuitamente rinvenuto un gruppo di tre statue in pessimo stato di conservazione.
Né da documenti d’archivio, né dalla memoria di alcuno si ha notizia dell’avvenuto occultamento. Il primo piano del Palazzo Pirrotti crollò a seguito del terremoto del 23 luglio 1930 e non fu più ricostruito; al pianterreno vi furono interventi radicali di ristrutturazione in entrambe le ali laterali, mentre rimase intatto il corpo racchiuso tra i locali del rinvenimento e la parte centrale ove fu ricavata l’attuale chiesa di San Pompilio.
Lo stesso sisma del 1930 decretò l’abbattimento di numerose antiche chiese del paese e, tra queste, quella del Santissimo Corpo di Cristo, in cui era collocata la sepoltura della famiglia Pirrotti, e l’abbandono della chiesa rurale di Santa Maria dell’Abbondanza, fondata da un antenato di San Pompilio e di proprietà, quindi, della famiglia Pirrotti.
Nel 1919 era morto mons. Pompilio Pirrotti, omonimo ed ultimo discendente del Santo per cui i lavori furono eseguiti a seguito della donazione del suolo, e di quel che restava del palazzo, da parte delle signore Anna de Cillis, Giulia ed Angelina Susanna dei marchesi di Sant’Eligio, eredi per parte femminile[1].
Il gruppo delle statue ritrovate è rappresentato da una Madonna allattante con Bambino, da un Santo diacono e dalla Madonna Addolorata di cui sono superstiti solo il volto e le mani. Con i simulacri sono state rinvenute tre corone.
Il luogo del ritrovamento autorizza a delineare, sulla scorta di elementi storici e della tradizione, una indiscutibile relazione tra essi e la famiglia del Santo, e, almeno per quel che riguarda la Madonna allattante ed il Santo diacono, ancora più direttamente, con lo stesso San Pompilio.
L’iconografia della prima statua, pur ricordando la classica rappresentazione della Madonna delle Grazie, rappresenta, ugualmente, l’immagine popolare di Nostra Signora dell’Abbondanza che tanta parte ebbe nella considerazione e negli affetti di San Pompilio Maria Pirrotti.
Con decreto del 13 settembre 1621, l’arcivescovo di Benevento, mons. Alessandro di Sangro, aveva esaudito la richiesta del 15 giugno, dello stesso anno, avanzata dal dott. Scipione Pirrotti, avo di San Pompilio, al fine di costruire una Cappella da dedicare a Santa Maria dell’Abbondanza in località Tignano di Montecalvo[2].
Il fondatore, con atto dell’11 ottobre 1622, rogato dal notaio Giovan Battista La Vigna di Montecalvo, dotò la chiesa di un beneficio che, di mano in mano, giunse fino a Pompilio Pirrotti, fratello di San Pompilio (che al secolo si chiamava Domenico) [3].
La devozione alla Madonna sotto il titolo dell’Abbondanza fu particolarmente favorita, in paese, dalla festa che la famiglia Pirrotti cominciò ad organizzare fin dalle prime decadi del 1600, a sue spese, l’8 settembre di ogni anno.
L’esistenza di un’antica statua della Madonna è testimoniata dalle occasioni processionali in cui, fin dalla fondazione[4], facendo la spola tra la chiesa dell’Abbondanza e Casa Pirrotti, due volte all’anno (l’8 settembre e la prima domenica di maggio) il simulacro sfilava per le vie del paese.
Non sappiamo fino a quando la prima raffigurazione lignea della Madonna dell’Abbondanza abbia svolto la sua funzione liturgico-devozionale.
Il quattro luglio del 1704, l’arcivescovo di Benevento, cardinale Vincenzo Maria Orsini, consacrò il nuovo altare della chiesa di S. Maria dell’Abbondanza, dotandolo di indulgenze per quanti visitassero il tempio[5].
La nuova consacrazione della chiesa seguì la ristrutturazione resasi necessaria a seguito del terremoto del 14 marzo 1702[6].
Il quattro luglio di quell’anno, in occasione della sesta visita, lo stesso prelato ci dà notizie dei danni subiti dalla chiesa a causa del sisma: le pareti s’imbianchino rifatta la tonica ove bisogna coll’inzeppare le crepature nel volto cagionate dall’ultimo tremuoto…ed il 28 giugno del 1704, in occasione della settima visita, in vista della riconsacrazione, che seguirà di lì a due mesi, il futuro pontefice[7] ci informa del fatto che sul nuovo altare non c’è più una statua, ma un quadro:
1) che si rinnovi a misura del nuovo Altare il suppedaneo colla sua sfilza.
2) Che meglio si arroti la nuova mensa, il resto dell’opera di pietra compreso il gradino de’ candelieri si approva.
3) Che si incastri stabilmente nel piedistallo la Croce.
4) Che si tiri il quadro sopra il telaro, pende ondeggia e la cornice si restauri nelle scrostature.
Nella successiva ottava visita, del 16 giugno 1706, il cardinale Orsini ribadisce quest’ultimo decreto, evidentemente ancora disatteso:
…che il quadro si tiri bene sul telaio, a tenore del decreto 4 della detta visita (il riferimento è, appunto, alla precedente settima Santa Visita del 28 giugno 1704).
Per le riparazioni della Chiesa e dell’eremo annesso furono spesi 54 ducati e grani 90 così raccolti: ducati 20 offerti dallo stesso cardinale, ducati 23,90 da varie elemosine, ducati 11 dal beneficiato (famiglia Pirrotti).
Potrebbe essere che lo stesso sisma del 14 marzo 1702 avesse, in qualche modo, danneggiato l’originaria statua della Vergine Santissima dell’Abbondanza, che da allora, quindi, fosse stata sottratta al culto pubblico per essere custodita in casa Pirrotti?.
Se così fosse vorrebbe dire che la bella statua, evidentemente nella chiesa successivamente collocata, definita peraltro semplicemente come una bella statua e senza attribuzione di titolo[8], andata alle fiamme sprigionatesi nella chiesa dell’Abbondanza la notte tra il 4 ed il 5 agosto del 1891, non sia la storica Sacra Immagine dell’Abbondanza[9], perché già custodita, questa, in Casa Pirrotti.
E’ certo, infatti, che già ai tempi di San Pompilio esisteva, nel Palazzo Pirrotti, una sacra immagine di Mamma Bella dell’Abbondanza bisognosa di essere messa in doveroso culto di venerazione.
Ciò ci è riferito dallo stesso Santo che nella lettera scritta al fratello Michele da Ancona il 12 aprile 1764, parlando, appunto, della chiesa dell’Abbondanza, dice tra l’altro: vorrei, se mai potessi, avvantaggiare il Beneficio di Mamma Bella dell’Abbondanza e mettere in doveroso culto di venerazione quella Santa Immagine che dovrebbe essere a cuore a noi altri di tal discendenza, avendo avuta la situazione dai nostri Antenati, che furono divoti di Maria Vergine, e poner vollero tutta la discendenza nostra sotto la direzione, protezione e guardia di Maria Vergine, di modo che la cappella domina tutta la casa nostra, scovrendosi quella venerabile cappella, come ben mi ricordo, dalle finestre del quarto di sotto e dall’altro quarto, o sia appartamento[10].
San Pompilio associa la Santa Immagine, avuta, con tutta la situazione ad essa legata, dagli Antenati, alla venerabile cappella facendo intendere chiaramente che essa non apparteneva all’oratorio domestico, ma alla chiesa dell’Abbondanza.
Nel processo Apostolico di Lecce, uno dei quattro istruiti per la beatificazione[11], viene dato un certo risalto ad un episodio accaduto durante l’infanzia di San Pompilio, anch’esso legato ad una rappresentazione della Madonna dell’Abbondanza già, per certi aspetti, abbandonata in Casa Pirrotti, ma di cui il teste, Nicola De Luca, di 82 anni nel 1840, riporta solo l’eco di quanto accaduto, perché non testimone oculare, ma destinatario di un racconto del fatto: Sono stato assicurato da più persone, che il Servo di Dio fin dalla sua fanciullezza diede segni non equivoci della sua futura santità…Mi è stato anche più volte raccontato, che essendo entrato un giorno il Servo di Dio, in una stanza dove si ammassavano delle vecchie robe della famiglia, trovò a caso un’immagine di Maria Santissima, la quale fu presa dal fanciullo, e fu portata alla madre, pregandola caldamente che l’avesse custodita, perché quell’immagine sarebbe posta sull’altare che andrebbe a farsi nella sua casa, ove egli avrebbe celebrata la Messa ed infatti così avvenne[12].
Lo stesso Tosti [13] introduce l’ipotetica identificazione dell’Immagine di Maria Santissima di cui si parla con un se il quadro è quello che[14] continuando con la descrizione della tavola stile sec. XVI , oggi conservata presso il Museo Pompiliano in Montecalvo, raffigurante, appunto la Madonna dell’Abbondanza con Santi.
In effetti, trattandosi di un’opera di circa due metri per uno e mezzo di grandezza appare alquanto improbabile che un bambino potesse sollevarla per mostrarla alla madre ed infatti il biografo suggerisce di intendere meglio l’espressione fu portata con fu mostrata, ma ancora: c’è da considerare che il teste non è di Montecalvo e che il fatto, ricordandosi a Lecce, sia già diventato, specie dopo la morte di San Pompilio, leggenda;
altre testimonianze sostengono, infatti, che il ritrovamento fosse avvenuto in soffitta.
Allo stesso episodio è stata grande importanza da parte di tutti i biografi di San Pompilio[15] ritenendo, evidentemente in base ad elementi non correttamente tramandatici, che fosse legato ad una straordinaria sua profezia, ma il profetizzare la celebrazione della messa di fronte ad un quadro di famiglia in una casa, come quella dei Pirrotti, ove, come testimonia lo stesso Santo nella citata lettera al fratello Michele, era sempre esistita la cappella domestica, non appare un evento particolarmente eccezionale: evidentemente i contemporanei vollero a tutti i costi veder realizzato quanto effettivamente dal Santo profetizzato, ma non ancora avveratosi ai loro tempi.
Uno dei fatti più celebrati dell’infanzia del Beato, fu la profezia che fece nel consegnare (sic!) a sua madre un antico quadro (sic!), finito in soffitta, di Nostra Signora dell’Abbondanza, dicendole che col tempo quel quadro (sic!) sarebbe stato venerato con culto pubblico…[16].
E’ da notare che mentre il testimone De Luca ricorda che il Santo avrebbe profetizzato la celebrazione della messa davanti all’immagine della Madonna dell’Abbondanza, che sarebbe stata collocata, un giorno, sull’altare dell’oratorio domestico, il padre Tosti, citando il padre Andreas Clemente[17], riferisce che la profezia avrebbe riguardato il culto pubblico della stessa immagine e, stranamente, pur di vedere realizzata la profezia, nello stesso contesto viene attribuita valenza di culto pubblico alle celebrazioni private della famiglia Pirrotti.
La chiesa di San Pompilio, effettivamente destinata a pubbliche funzioni religiose, non ha mai visto la venerazione pubblica della Madonna dell’Abbondanza.
Sempre a tal proposito è opportuno considerare che la lettera in cui San Pompilio manifesta, o, meglio, ribadisce, al fratello Michele il desiderio di mettere in doveroso culto di venerazione quella santa Immagine, è la stessa in cui afferma godo della cappella introdotta e ristabilita in casa. Dico ristabilita perché i nostri Antenati l’han sempre tenuta, come ben mi ricordo, dalle loro memorie[18].
Del resto proprio il fratello Michele aveva provveduto, nove anni prima, a far restaurare il quadro dell’Abbondanza che, considerato anche il prodigio a cui in quell’occasione aveva personalmente assistito con il pittore Gregorio Cocchiarelli di Campolattaro[19], con ogni probabilità adornò l’altare della cappella ristabilita in casa: ciò vuol dire che parlando della sacra Immagine della Vergine, San Pompilio non si riferiva al quadro, o, almeno, a quel quadro, pur rappresentando esso una sacra Immagine di Mamma Bella dell’Abbondanza.
Nel diario che San Pompilio redasse mentre era in viaggio per la sua ultima dimora terrena, da Ancona a Campi Salentina (LE), così annota alla data del 31 maggio del 1765: Alli 31 fu di voi mio Sposo Divino, e stiedi in Montecalvo avendo detto Messa in Cappella domestica della Casa sotto gli auspici di Mamma Bella dell’Abbondanza; e così terminai il mese dedicato per voi, a voi, o Divino Spirito. Veni Creator Spiritus [20].
Siamo certi, quindi, che anche la Cappella domestica dei Pirrotti, era dedicata alla Vergine sotto il titolo dell’Abbondanza.
Altro elemento che occorre considerare, nel tentativo di risalire all’origine del rinvenimento, è la Croce che la statua reca sulla cintola.
Non siamo a conoscenza di precedenti rappresentazioni artistiche della Madonna delle Grazie, altro titolo della Vergine che potrebbe essere rappresentato dal simulacro, con l’apposizione di una Croce alla cintola e certamente non ha la Croce la celebre immagine sacra della basilica a lei dedicata a Benevento, alla cui diocesi è sempre appartenuto Montecalvo.
La memoria collettiva montecalvese non ricorda un culto particolare prestato alla Vergine con il titolo delle Grazie, anche se, in antico, le erano stati eretti, in paese, altari o cappelle.
Sappiamo che in virtù del decreto del 12 ottobre 1695, dato in Montecalvo dal cardinale Orsini, un non meglio identificato beneficio di S. Maria delle Grazie fu trasferito alla chiesa del Santo Angelo Custode[21].
Non sappiamo se la cappella della Madonna delle Grazie, testimoniata dai decreti di Santa Visita degli anni 1689-1702, nella Chiesa del Santissimo Corpo di Cristo, di ius patronato della famiglia Ciccarelli, sia perdurato fino al sisma del 1930, che, come sopra accennato, decretò la fine di quel tempio[22].
Non si ha notizia di statue, in Montecalvo, raffiguranti la Madonna delle Grazie, mentre esiste una tela di Giuseppe Castellano (1706) che la rappresenta con San Filippo Neri, San Luigi Gonzaga , Sant’Ignazio di Lojola ed anime purganti[23].
Ritornando alla croce raffigurata sulla cintola della statua ritrovata, c’è debitamente da valutare l’ipotesi che possa essa ricordare l’indicazione della stessa Vergine data, secondo la tradizione, o leggenda, nel 1621 a Scipione Pirrotti e ad alcune innocenti e devote fanciulle ( vedi nota n° 2), del luogo dove scavando avrebbero trovato cinque croci, nel quale voleva essere perpetuamente venerata sotto il titolo di Santa Maria dell’Abbondanza.
Ultima, ma non trascurabile considerazione è l’immagine della Vergine che scaturisce dalla lettura delle lettere scritte da San Pompilio Maria Pirrotti, di cui circa duemila sono state pubblicate[24].
Premesso che dai suoi scritti, dalla tradizione e secondo tutti i suoi biografi, il primo titolo con cui San Pompilio ha conosciuto, amato e venerato la Madonna è quello dell’Abbondanza, è verosimile che l’approccio con l’atteggiamento materno della Vergine sia stato, in qualche modo, condizionato, o suggerito, dagli attributi dell’originaria rappresentazione iconica della Madonna che ha ispirato le sue prime curiosità e attirato i suoi slanci infantili nei confronti della Vergine.
La confidenza e la familiarità di San Pompilio con la Madonna, già notevolmente rilevabili dai suoi scritti, ma ancor di più sottolineate nelle deposizioni del processo di beatificazione, che ci mostrano il Santo in costante dialogo con la Vergine, hanno, potremmo dire, radici domestiche.
Nella lettera scritta al padre da Melfi il 6 agosto 1731, quand’egli aveva ventun’anni, e non era ancora sacerdote, così scrive:
Io indegnamente ho raccomandato V.S., e tutta la Casa a Mamma mia Maria, e sempre non cesso di raccomandare, dicendole: Monstra te esse Matrem, advocatam et protectricem Pirroctarum domus[25].
In quasi tutte le lettere di direzione spirituale il Santo usa espressioni che propongono temi mariani, devozionali e teologici che ci presentano la Madonna come Mamma bella[26] che allatta i suoi figli: … Gnora mamma vi ama; e da essa come siate allattata voi ben lo sapete…[27]; …Mamma, ben sapete, che vi allatterà e vi darà sempre più quello caro latte, col quale possiate essere a genio di un Dio… [28]; …Gnora Mamma vi allatterà;… la bella Gnora vi darà l’assistenza sua e col latte suo, o come ben vi rinvigorirà la cara Mamma[29]; …la bella Gnora ha da sempre più allattarvi, e ha da rendervi ben piena di oglio odoroso, mentre verrà lo Sposo divino e vi introdurrà a genio suo…[30]; …Dalla Gnora riceverete tutta l’assistenza, mentre vi ama; e da un amore materno allattata, non pensate ad altro se non ad essere a genio suo[31]; …Gnora mamma ha da allattarvi…[32]; …la bella Gnora vi ha da allattare, e vi assisterà tutta ad essere a genio suo…[33];… Gnora mamma ha da allattarvi. Né ve lo farà mancare il latte, mentre essa ha da condurvi fedele sposa alla cognizione sacrosanta dello Sposo[34]; …Gnora mamma vi allatterà e vi darà uno spirito col quale possiate essere superiore ad ogni paura e fedele vi facciate allo Sposo[35]; …Ma da Mamma fatevi ben sempre allattare, perché essa ha da essere quella, che vi ha da rinvigorire, acciocché possiate essere trionfatrice di tutto l’inferno…[36] e così si potrebbe continuare con centinaia di citazioni simili.


 

Capitolo II
La devozione per le anime del Purgatorio

 

E’ uno degli aspetti tipici della spiritualità pompiliana. Accanto al modello degli antenati, agli insegnamenti derivanti dai motti di famiglia[37], a certe devozioni maturate negli anni dell’infanzia, al sentimento dell’amicizia, immutato, anzi per certi aspetti rafforzato, dopo la morte, essa rappresenta una specificità del Santo che, pure, nella vastità della sua cultura (ricuso di essere o santo solo, o dotto solo, ma santo e dotto insieme[38]), abbraccia, sviluppa, ed incarna, nel corso della sua vita, i temi teologici più classici della spiritualità cristiana.
Al di là della profonda riflessione, di cui permea ogni suo scritto, sulla caducità delle attrazioni terrene (ciò che non è eterno è nulla), e di un atteggiamento di quotidiana e permanente proiezione verso l’eterno godimento della visione di Dio (ormai è vicino il tempo della nostra salute, e la chiara luce di Dio ci illuminerà nell’oscura notte di questo mondo, e dopo la tempesta ci si rasserenerà il cielo e sarà a noi, siccome agli altri che patiscono per amor di Cristo, data nella vita presente la pazienza, mediante la quale riceveremo l’eterna mercè. Allegramente! Questa vita è brieve, se siamo oggi non saremo dimane. Allegramente! Nel Paradiso voglio sforzarmi di fabbricare un Palazzone per tutti i nostri Parenti. Allegramente! Là godremo; qui solo si patisce. Perseveranza![39]) egli stabilisce un rapporto con le anime dei trapassati che, per straordinaria concessione divina, assume caratteristiche che travalicano l’essenza squisitamente spirituale per assurgere a contatto fisico e sensibile con i resti mortali dei defunti in attesa della resurrezione cristiana[40].
Le deposizioni testamentarie ci presentano i teschi della cripta della chiesa del Caravaggio in Napoli, come quelli della chiesa del Purgatorio in Montecalvo e della chiesa di Santa Maria delle Grazie in Campi Salentina, riacquistare la parola per recitare con lui il santo Rosario[41].
Fin dalle sue prime testimonianze epistolari, forte emerge un legame con i defunti che ci presenta un uomo che dialoga con i morti e richiama i vivi ai loro doveri nel suffragio di parenti ed amici scomparsi, in attesa della beatifica visione di Dio.
Il 13 marzo del 1733, ancor prima della sua ordinazione sacerdotale[42], così scrive al padre da Francavilla Fontana (BR): …Io quotidianamente raccomando la casa tutta alle piaghe del Crocifisso, alla Vergine Santissima, la quale si dimostra sempre protettrice singolarissima della Casa Pirrotti, e a tutti i santi miei avvocati, talmente però, che non mi dimentico mai dei nostri parenti defunti; alli quali Iddio solo sa quanti suffragi quotidiani invio.
Impressionante, per certi aspetti, è quanto scrive al padre, da Francavilla Fontana, il 13 giugno 1734[43], a soli tre mesi dall’ordinazione sacerdotale: Vegga poi di soccorrere a tutte le anime dei suoi antenati, e specialmente all’anima del suo Padre Giuseppe Pirrotti, quale, ancorché da me non conosciuto, sempre mi si rappresenta alla memoria con sembianza di venerando vecchione tanto nel memento della messa, quanto nelle altre mie occupazioni e mi spinge a soffragarlo con particolari soccorsi.    
Il prosieguo della stessa epistola ci dimostra che tale raccomandazione non scaturisce da un semplice sentimento di pietà nei confronti dei defunti, ma dalla consapevolezza della loro situazione acquisita dal diretto contatto con essi: … Faccia ancora la carità di dire alla signora Giuseppa Panari, mia Zia, ed a Crescenzio Bozzuti, che suo Padre Lorenzo Bozzuti, mio Zio, desidera soffragi. Io procuro soffragarlo, perché mi tormenta tenacemente la fantasia in quella sembianza appunto, nella quale lo vidi sul letto moribondo; Così è: Iddio vuole che noi non ci dimentichiamo dei nostri antenati.
San Pompilio ha consapevolezza della singolarità del suo rapporto privilegiato con i trapassati perché nello stesso contesto, dopo aver rassicurato il padre circa il suo affetto (e non si costerni un jota; imperciocchè se io tanto lontano sto col corpo dal Paese mi raggiro però col Pensiero ogni momento intorno alle muraglia della casa Paterna, e baciandole coll’affetto, ringrazio Iddio, e prego per i trapassati, e prego per i viventi.) aggiunge: Sappia che Iddio vorrà farne di me qualche cosa alla tanta pazienza che mi ha, e alle tante grazie che mi compartisce; e continuando, nella stessa lettera, dopo aver chiesto, tra l’altro, notizie sulla Madonna dell’Abbondanza, prega il padre di portare, da parte sua, doverosi rispetti allo zio de Nucibus[44] ripromettendosi di inviargli lettera distinta per comunicargli un sentimento premuroso raccomandando: anzi gli dica che non si dimentichi della sua Moglie defunta, la quale pena ancora tra le fiamme, e chiede soccorso, e promette rimunerazione a chi la soccorre[45], proseguendo, quindi, con un incarico preciso avuto direttamente dalla zia defunta: …il suo figliuolo, Giambattista, vorrebbe la Madre che meglio si educasse e che non gli si desse tanta conversazione, come ancora Faustina[46] etc., terminando il messaggio con una naturalezza davvero sorprendente che dimostra la semplicità con cui il Santo si rapporta con le anime dei defunti: Finisce la carta: riduciamo i sentimenti…Consideriamo il Paradiso. Il Paradiso ci invita, il Paradiso ci aspetta, se sappiamo vivere bene nel mondo….
La naturalezza con cui il Santo comunica per iscritto tali messaggi è circoscritta, comunque, alla cerchia dei suoi familiari, mentre riservati, anche se intensi, dovettero essere i colloqui con penitenti, figli spirituali ed associati alle confraternite delle Anime Sante del Purgatorio all’interno delle quali egli operò intensamente.
 
 
Già in Francavilla, sua prima assegnazione dopo l’ordinazione sacerdotale, a sei mesi dalla su citata lettera al padre, precisamente il 10 dicembre del 1734, viene prescelto quale Padre Spirituale dell’Arciconfraternita della Morte ed Orazione qual proposta da tutti i congregati Confratelli  con giubilo fu accettata nemine discrepante.
Una tal carica per l’elasso di circa due anni fu esercitata dal detto P. Pompilio con sommo zelo, ed attività, e con molto profitto delle Anime alla sua cura affidate[47].
A tal proposito Fèlix Làzaro sostiene che la actividad apostolica de padre espiritual de esta Archiconfraternitad resulta de gran interès, no sòlo por el influjo que haya podio tener en el mismo espìritu de Pompilio Maria, sino porque el documento en el que proporziona un dato cronologico muy precioso, para determinar el paradero del santo en estos anos[48], sottolineando la especial inclinaciòn[49] per la devoluciòn de las almas del purgatorio da parte del Santo a cui tanto familiare era el pensamiento de la muerte[50] .
Tra l’ottobre e il novembre del 1736 San Pompilio fu trasferito a Brindisi ove la notte di Natale del 1737 scrive, per proprio uso, la protesta per la buona morte[51].
Afferma Osvaldo Tosti:
Il mese che corre dalla metà di dicembre del 1737 al 19 gennaio 1738 nella vita del giovane P. Pompilio dovette accadere qualche cosa che … lo portò ad una interiorizzazione più profonda … del pensiero della morte, che, del resto, aveva informato tutti i suoi atti più significativi fin dalla adolescenza[52] … E intendiamoci, continua il biografo, non nel suo aspetto triste, luttuoso, ma come stimolo a vivere più intensamente la vita cristiana, come un faro luminoso alla cui luce riconoscere che tutto quanto accade nella nostra vita è disposto da Dio, per il nostro bene, e da affrontare serenamente perché l’essenziale per il cristiano è cercare e eseguire la volontà di Dio.
I biografi sono concordi sul fatto che il pensiero della morte abbia permeato ogni azione del Santo[53].
Durante la sua permanenza a Lanciano (1742 – 1747), oltre agli impegni scolastici, San Pompilio profonde buona parte delle sue energie nel dedicarsi, così come aveva fatto a Francavilla Fontana, alle cure della Confraternita della Morte ed Orazione, aggregata all’Arciconfraternita della Morte di Roma[54], di cui fu   Direttore spirituale.
Afferma Osvaldo Tosti: E’ attraverso la direzione spirituale della “Congregazione della Morte e Orazione”, forse ancor più che attraverso la scuola, che il P. Pompilio esercitò la sua benefica influenza nell’ambiente lancianese[55].  
La congregazione aveva sede nella chiesa di San Giuseppe[56].
I confratelli, sotto la direzione spirituale di San Pompilio, si riunivano in un …soccorso devotissimo dove sono ordinate 6 Casse per allogare i cadaveri aspersi di Terra Sacra ed il Cimitero per conservare le osse de’ Fratelli e Sorelle tanto della Congregazione, quanto del Monte del Suffragio. Vi resta anche una stanza ben ordinata che chiamano, non so per qual ragione, Spezieria, dove si conservano i teschi spurgati de’ Fratelli defunti col di loro nome in fronte per averne presente la loro memoria … Nel Venerdì Santo evvi una funzione devotissima esponendosi il Cristo defunto con la Vergine Addolorata e le tre Marie, parata la Chiesa a bruno, col discorso publico la sera[57]…
  Il documento dal quale è tratto il breve frammento sopra riportato, per lo spirito e le finalità che rivela nella particolareggiata descrizione delle varie pratiche, evidenzia molto bene, a detta di Osvaldo Tosti, quelle costanti della spiritualità pompiliana sulle quali insistono i processi di beatificazione e che più tardi in Napoli si esprimeranno nella istituzione della “Congregazione della Carità di Dio”[58].
  L’intensità e i prodigi che l’accompagnarono, ma soprattutto l’efficacia dal punto di vista spirituale, dell’attenzione di San Pompilio per le anime del Purgatorio, crearono, non di rado, imbarazzo, spesso misto ad invidia[59], in confratelli, superiori ed autorità civiche[60], al punto che lo stesso esilio dal Regno di Napoli, cui fu condannato nel 1759[61], può, in qualche modo, porsi in relazione alla straordinaria ascendenza che, sul popolo e su parte delle autorità, dopo undici anni e cinque mesi (agosto 1747 – gennaio 1759) di permanenza nella Capitale, raggiunse livelli considerati perlomeno preoccupanti da parte di qualcuno.
In brevissimo tempo del suo nome fu piena la grande Città; alla chiesa del Caravaggio accorreva ogni genere di persone; tutti volevano conoscerlo, tutti ascoltare le sue prediche, tutti aprire a lui i secreti delle loro coscienze…lo accusarono presso il governo del re, cui lo dipinsero a colori così neri, da farlo credere un Sacerdote pericolosissimo, il quale, godendo tanta stima ed aura popolare, poteva mettere a sbaraglio la stessa monarchia…[62].
Gli straordinari fatti che accompagnarono in Napoli i contatti di San Pompilio con i defunti hanno indotto qualche biografo ad affermare:Il culto dei Morti in Napoli è molto diffuso. Non vi è chiesa, confraternita che non abbia le sue pratiche particolari per i defunti. In tutti i lunedì e nelle feste più solenni come Natale, Pasqua, Pentecoste, molti Napoletani si recano ai cimiteri per deporre sulle tombe un segno del mesto ricordo e per suffragare con pie pratiche le anime dei
loro cari.
Chi contribuì grandemente ad infiammare il loro cuore a una devozione così tenera e diffusa?
Il nostro pensiero va tosto al Santo (San Pompilio) che avvivò in tutti i modi la pietà verso i defunti, anche con l’istituzione di una pia Confraternita.
Il Sodalizio della “Carità di Dio e di Maria Santissima del Suffragio” ebbe inizio nel Chiostro di S. Maria di Caravaggio, per opera del Santo, che ogni giorno più vedeva aumentare la devozione e la frequenza dei Sacramenti, specialmente negli uomini[63].
Lo stesso biografo sintetizza quanto, in proposito, affermarono i testimoni per il processo di beatificazione istruito a Napoli:
Padre Pompilio spesso conduceva i Congregati della Confraternita nel “cimitero” della chiesa di S. Maria del Suffragio e, portandoli in giro, li invitava a pregare per i trapassati. Ma che avveniva spesso? Passando davanti ad alcuni teschi il Santo esclamava: “Oh, questo in verità ha bisogno!”. In così dire cavava di tasca un “taralluccio” o una fettina di pane e la poneva tra i denti del teschio.
Quando i presenti, rifacendo il cammino, ripassavano per quello stesso punto, constatavano che il “taralluccio” o il pezzetto di pane era sparito.
Quelle anime avevano davvero un grande bisogno di suffragi, e facendo scomparire quel piccolo dono intendevano mostrare il loro alto gradimento per i suffragi che venivano innalzati a Dio per loro[64].
Continua, quindi, il biografo:
Di notte, quando tutt’intorno era silenzio…Padre Pompilio…era là tra i sepolcri a pregare per i morti. Incominciava il Rosario: “Deus in adiutorum meum intende” e cento voci dai sepolcri rispondevano: “Domine ad adiuvandum me festina”. Insieme al santo Servo di Dio le Anime Purganti scioglievano un inno di lode alla Madre delle Misericordie[65].
La confraternita della Carità di Dio e di Maria SS. del Suffragio, con sede presso il collegio scolopio del Caravaggio, era stata fondata nel 1754 dallo stesso San Pompilio[66] che, evidentemente, non condividendo fino in fondo lo statuto di erezione della Confraternita della Morte ed Orazione di Lanciano nella parte che prevedeva l’interdizione agli artigiani, volle riservare l’affiliazione, in Napoli, proprio a questa categoria[67].
S.M.R. – Con Dispaccio per la Segreteria di Stato dell’Ecclesiastico de’ 18 del passato maggio si è degnata V.M. comandare alla Real Camera di S. Chiara che sentendo color che avessero stimato, informato avesse con parere su la supplica umiliata dal P. Pompilio da S. Nicola per l’assenso sull’erezione di una Congregazione di Artieri nel suo Collegio delle Scuole Pie di S.M.a di Caravaggio; ed avendo lo stesso presentate le Regole la R. Camera con suo biglietto de’ 2 giugno prossimo passato lo ha rimesso a questa Curia acciò osservandole avesse formato relazione[68].

 
Dalle Regole de’ Fratelli, intitolati della Carità di Dio, Congregazione eretta dentro il Chiostro del Collegio delle Scuole Pie in Caravaggio fuori Porta Reale della città di Napoli.
 
Jesus Maria Josef
1 …
2 Ogni lunedì siano obbligati assistere la mattina alli suffragi e sacrifici,che si celebreranno per le povere anime del Purgatorio, sotto gli auspici di Maria SS.ma del Santo Suffragio…
3 Perché questa Congregazione si ritrova eretta sotto il manto di Maria Vergine, che comparve in Caravaggio a consolare tutta la Cattolica Chiesa, siano obbligati li Fratelli di essa a tre cose, come per loro proprio istituto: Primo, a procurare a dar continuo suffragio alle anime del Purgatorio secondo l’indirizzo e prudenza del Direttore; secondo, accudire ai Cadaveri seppellendoli e accomodandogli nella sepoltura, ed accudendo alli poveri Morti, come potranno. Terzo, dare buon esempio al Prossimo colla Carità, visitando infermi, sollevando afflitti e ristorando li carcerati e dando soccorso all’anima e corpo del Prossimo, secondo le occasioni.
4 Siano obbligati ancora tener Congregazione nelle sette festività di Maria Vergine, de’ Santi Apostoli, S, Giovanni Battista, S, Michele Arcangelo, e nelle solennità del Signore nostro Gesù Cristo.
5 Dopo S. Antonio Abate siano obbligati i Fratelli fare un triduo in suffragio delle anime del Purgatorio, con Messe, Prediche, ed esposizione del Santissimo. Lo stesso facendosi dopo la quarta Domenica di quaresima, invitando i fedeli a ricordarsi delle anime le quali si trovano in pene senza potersi aiutare.
6 …
7…
8 …
9 Occorrendo la morte di un Fratello sia obbligata la Congregazione fare le decenti convenevoli esequie, cioè coltra di colore giallo, Baullo, Beccamorti, ed accompagnamento, secondo il costume delle altre Congregazioni, e tutta la cera necessaria per tale funzione, avvertendosi in questo, che vestitisi li Fratelli suddetti con veste caratterizzativi del loro proprio istituto, siano obbligati tutti vestiti, e coverti, accompagnare devotamente ed esemplarmente il cadavere del proprio Fratello morto.
10 …
11 Siano obbligati li Fratelli celebrare la Novena de’ Morti, coll’ottavario dell’istessi nel mese assegnato dalla Cattolica Chiesa, impegnandosi, e a suffragare le anime de’ Defunti con messe limosinate…
12 Obbligazione ancora sia de’ suddetti Fratelli celebrare, dopo l’ottavario de’ Morti, la solennità di Maria SS.ma del Suffragio con pompa decente e divota. Di più celebrare nel giorno assegnato da Santa Chiesa, la solennità de’ Dolori di Maria Vergine, facendo al dopo pranzo solenne processione con abbondanza di cera, portando per le strade del quartiere la statua di Maria Vergine addolorata detta la Madonna dello spasimo, consolatrice degli afflitti…
13 …
14 …
15 …
16 …
17 …
… …
23 …Frattanto che dura il presente Padre Spirituale (San Pompilio), che l’è il vero Padre della Congregazione, da cui essa si sostiene, e si deve mantenere, essendo ancora tenera, e fra le fasce, non si devono allontanare i Fratelli in niente, dipendendo da esso, e facendosi governare nello spirito solamente da esso, fin tanto che non si menano in buon cammino tutti gli affari spirituali solamente, al detto Padre… stabilitosi sopra il puro fondamento, per altro molto sodo e stabile, della Provvidenza divina, dalla quale si deve aspettare ogni più che felice progresso…
24 …
25 …

Napoli 20 settembre 1754
Nicolò di Rosa Vescovo di Pozzuoli
Onofrio Scassa – Francesco Albarelli[69]
 
 
Fèlix Làzaro, biografo di San Pompilio, sostiene che l’arciconfraternita sia stata fondata dal Santo a seguito dei risultati straordinari che si ottenevano in favore dei defunti allorché lo stesso Santo, scendendo con frequenza nella cripta della chiesa, levava al cielo preghiere per le anime del Purgatorio e vi teneva alcuni pii esercizi in loro favore[70].
Altro episodio, legato alla costante attenzione di San Pompilio nei confronti della morte, che fece eco nella Napoli del periodo della presenza pompiliana, è quello legato al momento della morte della madre, avvenuta in Montecalvo il 17 settembre 1756[71].
Quel giorno, raccontano i testi del processo napoletano, San Pompilio invitò i fedeli riuniti in chiesa a pregare per l’anima della mamma annunciandone la morte che in quel momento si consumava in Montecalvo.
… Non rise Napoli quando udì il Santo interrompersi nel più caldo della predica, e d’improvviso fattosi mesto e commosso a dire: “ fratelli miei, in questo momento muore mia madre: preghiamo per l’eterno riposo dell’anima sua!” E l’amata sua madre moriva a quel punto in Montecalvo a tante miglia lontano[72].

… e all’improvviso sospese di predicare e dopo alcuni minuti fattosi tutto triste e mesto in volto rivolgendosi agli stupiti uditori disse loro: In questo momento a Montecalvo cessò di vivere la mia cara madre; preghiamo tutti per l’eterno riposo della sua santa anima[73].
E sulla tomba di famiglia, in Montecalvo, dicono i testi del processo beneventano, si intrattenne a colloquio con i genitori defunti nella sua ultima visita in paese protrattasi dal 30 maggio al 17 giugno del 1765: …Quando il Padre Pompilio veniva in Montecalvo, si raccoglieva tutta la popolazione per andargli appresso; e lo accompagnava alla chiesa del Santissimo, dove si portava di primo slancio:…una volta appena entrato in chiesa si pose sopra la porta della sepoltura di detti suoi genitori, e si divulgò ancora che il padre Pompilio parlasse con i medesimi genitori, i quali rispondevano dalla sepoltura. Questo asseriva mio padre (così dice il teste), mio fratello ed altra gente che frequentava la mia bottega, dicendo di averlo inteso con le proprie orecchie nell’atto che il Padre Pompilio, stando genuflesso in detta sepoltura, essi gli tagliavano l’abito[74].
La sepoltura della famiglia del Santo, collocata nella chiesa del Santissimo Corpo di Cristo, era sita nella cappella dedicata a San Lorenzo la cui statua appartiene al gruppo delle tre rinvenute il 16 marzo del 2001 nel Palazzo Pirrotti[75].
La Chiesa, già intitolata alla Santa Croce, era stata ampliata nel 1586 con la posa della prima pietra da parte di mons. Pompilio Pirrotti, vescovo di Guardialfiera[76].
Il 16 ottobre 1693, il cardinale Orsini, in occasione della sua prima visita alla chiesa, ordinò al dott. Girolamo Pirrotti, padre di San Pompilio, come discendente dello stesso prelato, di porre, a fianco dell’altare di San Lorenzo, appunto di suo ius patronato, una lapide che ricordasse la posa della prima pietra per l’ampliamento del tempio.
Il testo fu suggerito dal futuro pontefice:

 

POMPILIUS PEROTTA EPISCOPUS GUARDIAE ALFERIA
OCCASIONE AMPLIANDI HANC ECCLESIAM IMPOSUIT
PRIMARIAM LAPIDEM, FACULTATE SIBI
FACTA A FELICE RECORDATIONE
MAXIMILIANO DE PALUMBARIA ARCHIEPISCOPO
SUB DIE 20 MARTII 1586[77]

 
Il terremoto del 23 luglio 1930 decretò l’abbattimento definitivo della chiesa sul cui antico sito si estende oggi la Piazza San Pompilio.
In tale circostanza fu sconvolta, con le altre, la sepoltura della famiglia Pirrotti e, nell’occasione, rinvenuto intatto, il corpo di Orsola Bozzuti, madre di San Pompilio, fu accompagnato nei locali del Palazzo Pirrotti ove, secondo testimonianze oculari, sostò qualche giorno prima della traslazione al Cimitero di Montecalvo, ove oggi riposa[78].
E’ molto probabile che in quella circostanza sia stata recuperata anche la statua di San Lorenzo, appunto di proprietà della famiglia Pirrotti, che dovette essere depositata, quindi, accanto all’antica statua di famiglia, raffigurante Nostra Signora dell’Abbondanza, già custodita ( a seguito del terremoto del 14 marzo 1702?) in Casa Pirrotti.
E’ ipotizzabile che anche quel che resta del simulacro raffigurante la Madonna Addolorata o fosse già custodito in casa perché rovinato al pari dell’altra immagine mariana, o facesse parte dell’arredo della cappella di San Lorenzo nella chiesa del Santissimo e, quindi, anch’essa di proprietà della famiglia Pirrotti.
Il processo beneventano per la beatificazione fu istruito, a Montecalvo, nella chiesa del Sacro Cimitero, detta del Purgatorio, e accudita dall’Arciconfraternita di Gesù, Giuseppe, Maria, e delle Anime Sante del Purgatorio.
Tale sede fu prescelta da mons. Gioacchino Pecci, all’epoca delegato pontificio a Benevento ed incaricato dall’arcivescovo mons. Giovanbattista Bussi dell’apertura dei processi apostolici.
Caso unico nella Storia della Chiesa, di un futuro papa che inizia, e poi porta a termine da pontefice, una causa di beatificazione, lo stesso Pecci, diventato, appunto, papa, il 17 novembre 1878, pubblicò il decreto sul grado eroico delle virtù; il 15 settembre 1899, con l’approvazione dei due miracoli, spianò la strada alla beatificazione ed il 26 gennaio 1890 ascrisse Pompilio Pirrotti tra i beati della chiesa cattolica.
Il futuro Leone XIII volle ascoltare i testi del processo nella stessa chiesa ove maggiore era stata l’eco di taluni prodigi legati alla sensibilità del Santo nei confronti delle anime del Purgatorio[79].
Tra le altre deposizioni, il futuro pontefice ascoltò anche questa:
…Il venerabile Servo di Dio spesso usciva di casa la sera di notte per orare davanti qualche chiesa[80], veniva anche in questo luogo dove ora ci troviamo, innanzi al cimitero, il quale quanto alla parte superiore dell’altare maggiore era nello stesso modo come ora vediamo, in quanto alla parte davanti ove ora sediamo era una cinta di mura senza copertura, difesa da una cancellata di ferro, intorno ai quali vi erano situate le ossa dei defunti;…trovandosi il Servo di Dio ad orare, salutava quelle ossa aride, “Sia lodato Gesù e Maria”, e si udiva una voce uscita da dette ossa, la quale ripeteva le parole “Oggi e sempre”[81].
 
Più ricca di particolari fu la seguente deposizione:
 
… Il beato Servo di Dio, mentre transitava innanzi al cimitero nel luogo detto il Piano, dentro l’abitato del paese si metteva in orazione e recitava un Pater, Ave, e Requiem alla vista di tutti quelli abitanti (vale a dire davanti a tutti); di poi, nell’alzarsi, il beato Servo di Dio pronunciava: “Sia lodato Gesù e Maria”; e si sentiva ripetere da quei teschi, esposti alla vista del pubblico, e difesi dalla cancellata di ferro: “Oggi e sempre”.
In un giorno, al solito saluto del Beato Servo di Dio i teschi non risposero. Il Servo di Dio allora disse: “Foste voi mai qualche cosa di più della Vergine Santissima” (l’allusione è riferita ai colloqui di San Pompilio con un’immagine raffigurante la Madonna di Montevergine collocata sulla facciata del Palazzo Pirrotti, similmente oggetto delle deposizioni beneventane). Allora s’intese una voce concorde dei medesimi teschi, che con voce più forte del solito pronunciarono le riferite parole “Oggi e sempre”. Quindi i medesimi teschi furono dal Servo di Dio benedetti[82].
Memore di tali ricordi, così si espresse papa Leone XIII allorché, il 17 novembre 1878 firmò il decreto sulle virtù eroiche del venerabile Pompilio Maria Pirrotti:
…Grande consolazione riempie oggi l’animo Nostro…Consolazione che nasce non solo dalla gloria singolare ond’è coronato un altro figlio della Cattolica Chiesa, ma altresì dalle soavi memorie che da quaranta e più anni Ci legano a questo Ve. Servo di Dio. Imperocché Ci è dolce il ricordare che allorquando al Cardinal Bussi, Arcivescovo di Benevento, venne dalla Santa Sede affidato il delicato incarico di compilare i processi per introdurre la causa, Noi, che in quel tempo, reggendo nell’ufficio di Legato Apostolico quella Provincia, godevamo della benevolenza e fiducia di quell’egregio Porporato, potemmo sin da allora conoscere le rare e sublimi virtù del Ve. Pompilio; e sin da allora concepimmo verso di Lui somma venerazione, e cominciammo ad invocarlo ogni giorno per assicurarcene il patrocinio. Ed oggi per un arcano consiglio di Dio collocati su questa Cattedra di Verità, siamo chiamati a pronunciare il primo Nostro autorevole giudizio, in siffatto genere di cause, dell’eroiche di Lui virtù…[83].
Ventuno anni più tardi, il 15 settembre 1899, in occasione dell’approvazione dei miracoli per la beatificazione, Leone XIII, ricorda ancora:
…La memoria del Ven. Servo di Dio Pompilio Pirrotti, del quale altre volte Ci occorse discorrere in questo luogo medesimo, Ci torna sempre ed oltremodo gradita. Anche oggi, dopo il decreto ora letto, Ci è dolce il ricordare con voi la parte attiva da Noi presa alla sua causa, quando, or sono cinquanta e più anni se ne iniziarono gli atti in Montecalvo, governando allora Noi la Provincia Beneventana. E ben ci ricorda l’alto e universale concetto di santità che questo Servo di Dio aveva lasciato di sé presso quei popoli…
Ma il ricordo più esplicito all’auscultazione dei testi il pontefice lo esprime nei quattro distici che compose tra il gennaio e il febbraio del 1899 in ricordo della sua venuta a Montecalvo ed in particolare nel primo:

 

Nostro arrivo in Montecalvo
 
Preposto un giorno nell’età fiorente
A governar gli Irpini
Io mi mossi, e vi giunsi faustamente.
 
E salii il lieto monte, ove ricetto
La medesima casa
Di Pompilio mi dette entro il suo tetto.
 
Se di questa venuta tu mi chiedi Il perché ben lo dice
La pagina qui scritta che tu vedi.
 
 
I testimoni udimmo, esaminati
Furon chiari i prodigi,
Ond’ha Pompilio l’onor de’ Beati.
 
E, meraviglia! Dà il Signore a noi
Cinger capo sì caro
Della corona de’ Beati suoi[84].

 
Ben nota ai suoi concittadini era la pietà che il Santo nutriva nei confronti dei defunti.
Così si esprime, in proposito, il tesoriere Nicola de Santis, amico di San Pompilio, nel discorso funebre da lui tenuto nella collegiata di Santa Maria in occasione della morte di S.Pompilio:
…Sappiate che un uomo, un santo, un prodigo, un non so che io mi dica, per farmi intendere dirò così,, il P. Pompilio non altrove dimenticò il suo riposo per lo spazio di venti e tre anni che sullo scabro disagiato terreno nelle catacombe più sotterranee, e ne’ cimiteri oiù oscuri. E oh! Se qui a me dato fosse, come al profeta Ezechiello, donare e vita e voce a quelle secche ossa, compagne indivisibili più che de’ brevi sonni, di sue penose vigilie, che mai non ci racconterebbero del nostro caro defunto Concittadino? Qui direbbero, fra questi tetri silenzi, e confusi ammassamenti di terra, qui fra le folte tenebre della notte, ed all’ombra pallida della morte noi lo vedemmo versar dagli occhi due larghi rivi di amarissime lacrime…[85].
Da R. Berruti, San Pompilio Maria Pirrotti delle Scuole Pie (Collana Fiori di Cielo n° 89 -L.I.C.E. -Torino, 1934, pp. 19 e 20) :
A colloquio coi morti
Singolarissimo inoltre fu nel Pirrotti il culto delle Anime del Purgatorio. Singolarissimo, e per il grado di intensità della sua devozione, e per le meraviglie – uniche nella storia dei Santi – che quella accompagnavano e infondevano negli altri.
Lo zelo che nel suffragare quelle Sante Anime già aveva dimostrato fin da sacerdote novello, quando Direttore della “Compagnia della Morte” a Francavilla, estendeva le sue cure sacerdotali anche agli Ascritti defunti, aumentò coll’aumentare del suo apostolato.
...
E le lunghe preghiere che in suffragio egli faceva nelle chiese e presso le tombe, si combinavano spesso in veri inni di lode a Dio e alla Vergine cui prendevan parte gli stessi trapassati!
Spettacolo portentoso! Il Santo parlava con loro come coi vivi, alla presenza stessa del popolo che tutto osservava e udiva!

Paion leggende! Ma i testimoni veridici che affermavano tali fatti con giuramento nei Processi del Santo, porgono ben valide ragioni al nostro assenso più pieno.
Tra i suoi devoti è opportuno ricordare il beato Pietro Bonilli (1841 - 1935 ) che nel 1887 aveva fondato la congregazione della Sacra Famiglia e delle Anime del Purgatorio[86].
A qualche mese dalla beatificazione di Pompilio Pirrotti, don Pietro Bonilli, che della pietà per le anime del Purgatorio fece una caratteristica del suo apostolato, scriveva, sulla rivista della nuova congregazione, un articolo dal titolo Il beato Pompilio Pirrotti e le anime del Purgatorio[87].
Fino al terremoto del 1930, in memoria della straordinarietà degli eventi lì consumatisi, sulla facciata della chiesa del Purgatorio in Montecalvo hanno campeggiato due iscrizioni marmoree poste nel 1901 a cura del vicario foraneo mons. Pompilio Pirrotti, prelato domestico di papa Leone XIII, omonimo ed ultimo discendente del Santo:

 

ENTRA IN QUESTA CHIESA
DEDICATA AL PURGATORIO
E
NEL SILENZIO DELLA SERA UDRAI ANCORA
IL BEATO POMPILIO MARIA PIRROTTI
RECITARE MIRACOLOSAMENTE IL ROSARIO
CON I DEFUNTI CHE IN CORO RISPONDEVANO DAI SEPOLCRI
AMMIRABILE E’ DIO NEI SUOI SANTI!
O INCREDULO
SULLE STESSE SEPOLTURE
PROSTATI CONFUSO E CREDI E PREGA
1901[88]
 

 
FERMATI O PASSANTE
QUESTO LUOGO E’ SANTO
QUI
PASSANDO DI GIORNO AL CIMITERO
IL BEATO POMPILIO M. PIRROTTI
SALUTAVA LE OSSA E I TESCHI DEI MORTI
DICENDO:
SIA LODATO GESU’ E MARIA
SI SCUOTEVANO LE OSSA,
SI INCHINAVANO I TESCHI
E RISPONDEVANO:
ORA E SEMPRE
SOCCORRILI ANCHE TU CON UN SALUTO
1901[89]

 
Nel 1989 mons. Carlo Minchiatti, arcivescovo di Benevento, di felice memoria, istituisce l’Associazione Diocesana per il clero defunto affidandola alla protezione di San Pompilio Maria Pirrotti, a cui viene intitolata.
S.E. mons. Serafino Sprovieri, arcivescovo metropolita di Benevento, in Duc in altum, lettera Pastorale per l’Anno del discepolato in onore di San Bartolomeo (Benevento, anno 2000), addita a modello la figura di San Pompilio affermando:
… Una figura così merita di essere capita ed imitata.
… Rimeditare dunque questa interessante figura, aprendo il suo sguardo serioso di penitente ed imitarla: è forse una delle più gravi urgenze del nuovo millennio….

 

Autore: Giovanni Bosco Maria Cavalletti


 
 

 Note:

[1] Cfr. registro dei defunti parrocchia di S. Bartolomeo anni 1834-1847   f. 36v
- iscrizione lapidaria in Museo Pompiliano Montecalvo Irpino.
[2] Padre Andreas Clemente, autore di una biografia di San Pompilio (Vida del beato Pompilio de Santo Nicolas) pubblicata a Barcellona nel 1934, tramanda, tra storia e leggenda: Correva l’anno 1621 e la Santissima Vergine, per manifestare la sua materna sollecitudine e protezione alla famiglia Pirrotti e a tutto Montecalvo, si degnò apparire in sogno a Scipione Pirrotti, dottore in legge, e ad alcune innocenti e devote fanciulle.
Varie furono le visioni nelle quali la Sovrana Vergine manifestava il desiderio che le si edificasse una cappella su un fondo rustico chiamato Tinchiano, proprietà dei Pirrotti, indicando il luogo preciso dove scavando avrebbero trovato cinque croci, nel quale voleva essere perpetuamente venerata sotto il titolo di Santa Maria dell’Abbondanza.
La tradizione ricorda che le ripetute apparizioni mossero il popolo a chiedere permesso alla reverendissima curia ecclesiastica di Benevento, dalla quale dipende Montecalvo, di portarsi sul posto processionalmente, come in effetti seguì.
La curia in data 15 giugno dello stesso anno 1621, durante il governo di Alessandro di Sangro, concesse inoltre che si edificasse la chiesa, dopo aver saputo che il clero e il popolo era andato processionalmente sul luogo indicato nel podere Tinchiano e che erano state trovate le cinque croci (Cfr. p. Osvaldo Tosti d.S.P. in San Pompilio Maria Pirrotti delle Scuole Pie - Supplemento – Editiones Calasanctianae – Roma 1984).
[3] Cfr. G.Lo Casale - G.B.M. Cavalletti, Fonti per la Storia di Montecalvo Irpino – Contributo per la conoscenza storica dei Comuni d’Italia - Avellino, 1985 p. 111; Copia integrale della richiesta di Scipione Pirrotti alla curia beneventana e relativa risposta sono ivi pubblicate, pp. 445, 446, 447 e 448.
[4] Cfr. p. Osvaldo Tosti d.S.P. in San Pompilio Maria Pirrotti delle Scuole Pie – Supplemento, op. cit. pag. 31.
[5] Cfr. Decimanova dioecesana Synodus S. Beneventanae Ecclesiae Ab Eminentiss. E Reverendiss. In Cristo Patre e Domino Fr. Vincentio Maria Ordinis Praedicat. Miserat. Divina Episcopo Tusculano S.R.E. Cardinali Ursino Archiepiscopo Celebrata die 24 Augusti Anno MDCCIV una cum Concilio Secondo Provinciali Nuper reperto Hugonis Guidardii Archiepiscopi De Anno 1378 Beneventi, Anno MDCCIV. E Tipographia Archiepiscopali.
La notizia della consacrazione del 4 luglio 1704 e delle indulgenze concesse dal cardinale Orsini è riportata anche in p. Osvaldo Tosti d.S.P. in San Pompilio Maria Pirrotti delle Scuole Pie – Supplemento, op. cit. pag. 31, ma è da intendersi, evidentemente, nuova consacrazione.
[6] Lo stesso cardinale Orsini aveva già effettuato sette visite alla chiesa dell’Abbondanza: il 13 ottobre 1689, nell’0ttobre del 1695, il 12 novembre 1697, il 20 novembre 1698, il 26 settembre 1700, il 4 luglio 1702, il 28 giugno 1704 e ne effettuerà un’ottava il 16 giugno 1706; Cfr Registro delle Sante Visite, anni 1689-1706, in Archivio del Museo Pompiliano-Montecalvo, ff. 82, 82v, 83,123,123v,124, 158, 158v,178, 178v,202, 202v, 241, 241v, 242, 242v, 243, 244, 257, 257v, 258.
[7] Il cardinale Vincenzo Maria Orsini, arcivescovo di Benevento, fu papa, col nome di Benedetto XIII, dal 1724 al 1730.
[8] cfr. . p. Osvaldo Tosti d.S.P. in San Pompilio Maria Pirrotti delle Scuole Pie Supplemento op. cit pag. 32.
[9] Per le notizie sull’incendio del 1891 cfr. idem, ibidem.
[10] Cfr. Lettera olografa di San Pompilio Maria Pirrotti in Archivio Museo Pompiliano in Montecalvo Irpino.
[11] Gli altri furono celebrati ad Ancona, Napoli e Benevento.
[12] Cfr. p. Osvaldo Tosti d.S.P. in San Pompilio Maria Pirrotti delle Scuole Pie Supplemento op. cit. pag. 47 ove , in nota, è riportato Summarium, n.4 paragr. 22-23, pag.47.
[13] Idem, ibiem.
[14] Idem, ibidem.
[15] Cfr bibliografia pompiliana.
[16] Cfr. p. Osvaldo Tosti d.S.P. in San Pompilio Maria Pirrotti delle Scuole Pie Supplemento op. cit. pag. 32.
[17]Vida del beato Pompilio de Santo Nicolas, op. cit.
[18] Cfr. Lettera di San Pompilio al fratello Michele del 12 aprile 1764, originale olografo in Archivio Museo Pompiliano in Montecalvo Irpino.
[19] Questa la deposizione giurata del dott. Michele Pirrotti, fratello del Santo:
  Oggi, 24 di marzo del 1756, mercoledì – Essendo venuto a casa per ritoccare il quadro di Santa Maria dell’Abbondanza, portarono una stagnatella, , come volgarmente si dice, piena dai primi giorni a metà di olio di noci, e consumata questa mezza stagnatela nei colori per detto quadro, finito tutto, e votato il vaso in cui eracontenuto, dal Sig. D. Gregorio (Cocchiarelli) e da me ieri 23, senza lasciare in esso assolutamente nulla, oggi 24, la Santissima Vergine l’ha fatto trovare pieno e perfino moltiplicato, essendo aumentato poco a poco per lo spazio di mezzo quarto d’ora, in presenza del Sig. D. Gregorio e di mia moglie; questo è successo alle dieci e un quarto della mattina; e tutto questo si è attribuito a puro miracolo di Maria Santissima, che moltiplica i suoi prodigi.
E questa è quella del pittore Gregorio Cocchiarelli: Attestato giurato del pittore Cocchiarelli della terra di Campolattaro, attesto come essendomisi finito l’olio di noci per terminare di pitturare il quadro della Santissima Vergine dell’Abbondanza in casa dell’illustre dott. Michele Pirrotti, e mentre diffidavo dell’olio di noci, perché senza di esso non potevo compiere il mio lavoro del quadro, mi rivolsi all’effigie della Santissima Vergine dicendole: “Come potrò continuare senza olio di noci?” Frattanto inavvertitamente presi il piccolo vaso da quattro once di olio, che avevo, e che era finito del tutto; e avvicinando il detto vaso al fuoco, osservai poi se si poteva sgocciolare qualche goccia e allora trovai mezza stagnatela di olio di noci. Lo spavento che tal evidenza mi causò mi fece sussultare. Chiamai il Signor Michele e la Sign. Irene Panaro e riferii loro quel miracolo. La Sign. Irene, non dando credito a questo, volle vedere il vasetto e prendendolo in mano, disse che non conteneva nulla; allora alzò la stagnatela rovesciandola e uscirono quasi quattro once, e mentre la Sign.Irene diceva che non restava più olio, uscì una gran quantità dal vasetto e inondò tutto un tavolo rotondo che era in casa Pirrotti. In fede che questa è la verità, lo attesto con giuramento, oggi alle sei e mezzo della sera del 24 marzo 1756, in Montecalvo.
[20] Cfr. p. Osvaldo Tosti d.S.P. in San Pompilio Maria Pirrotti delle Scuole Pie – Cronologia storico-critica della vita e lettere datate - Editiones Calasanctianae – Roma, 1981 pag. 195; G. Lo Casale – G.B.M. Cavalletti - Fonti per la Storia di Montecalvo Irpino – Contributo per la conoscenza storica dei Comuni d’Italia, op. cit. Vol. II p 687.
[21] Cfr. Registro delle Sante Visite, anni 1689-1706 in Archivio del Museo Pompiliano; G. Lo Casale G.B.M. Cavallettii in Fonti per la Storia di Montecalvo Irpino-Contibuto per la conoscenza Storica dei Comuni d’Italia – Avellino, 1985 – Vol. II, pp. 513 e 514.   
[22] Cfr. Registro delle Sante Visite, anni 1689-1706, ms cit. ff.
[23] Negli ultimi anni il dipinto era deposto, a terra, nella chiesa collegiata di Santa Maria, ma, non avendo notizie di benefici ecclesiastici legati al culto delle Grazie nella chiesa madre, è possibile opinare che esso provenisse dalla chiesa del Santissimo Corpo di Cristo.
[24] Cfr. P. Leodegario Picanyol San Pompilio Maria Pirrotti delle Scuole Pie – Lettere scelte Roma, 1934;
P. Osvaldo Tosti d.S.P. San Pompilio Maria Pirrotti delle Scuole Pie – Cronologia storico-critica della vita e Lettere datate - Editiones Calasanctianae – Roma, 1981;
- P. Osvaldo Tosti d.S.P. San Pompilio Maria Pirrotti delle Scuole Pie – Lettere di direzione spirituale - Editiones Calasanctianae – Roma, 1982
- P. Osvaldo Tosti d.S.P. S. Pompilio Maria Pirrotti delle Scuola Pie – Supplemento -  Editiones Calasanctianae – Roma, 1984;
- G.B.M. Cavalletti San Pompilio Maria Pirrotti – Ultima lettera a Montecalvo? – Ariano Irpino, 1989;
- G.B.M. Cavalletti San Pompilio Maria Pirrotti – Francavilla, 13 Giugno 1734, Signor Padre mio Carissimo:… - Casalbore, 1991;
- G.B.M. Cavalletti Dio Guardi Montecalvo – San Giorgio del Sannio, 2001.
[25] Originale olografo in Archivio Museo Pompiliano – Montecalvo Irpino.
[26] E’ la tipica espressione che San Pompilio usa per indicare la Madonna. Cfr. tutti gli scritti del Santo.
[27] Cfr. p. Osvaldo Tosti d.S.P. - San Pompilio Maria Pirrotti delle Scuole Pie – Lettere di direzione spirituale, op. cit. – Lettera n° 492, pag. 337.
[28] Idem. – Lettera n° 493, pag. 337.
28  Idem – Lettera n° 501, pag. 345.
[30] Idem. – Lettera n° 510, pag. 350.
[31] Idem – Lettera n° 511, pag. 351.
[32] Idem – Lettera n° 514, pag. 352.
[33] Idem – Lettera n° 516, pag. 354.
[34] Idem – Lettera n° 521, pag. 357.
[35]Idem – Lettera n° 526, pag. 360.
[36] Idem – Lettera n° 577, pag. 389.
[37] Cfr. G.B.M. Cavalletti Dio Guardi Montecalvo – S. Giorgio del Sannio, 2001
[38] Cfr. Lettera di San Pompilio al padre scritta da Melfi il primo luglio del 1731- Originale olografo in Archivio Museo Pompiliano, Montecalvo Irpino.
[39] Cfr. Lettera scritta al padre da Melfi il 6 agosto 1731 in Archivio Museo Pompiliano – Montecalvo Irpino.
[40]Cfr. deposizioni dei testi nel processo per la beatificazione di San Pompilio in Archivio Generale di San Pantaleo, Roma.
[41] Idem
[42] San Pompilio fu ordinato sacerdote il 20 marzo del 1734 da mons. Andrea Maddalena, arcivescovo di Brindisi. Cfr. lettera olografa scritta dal Santo al padre, da Francavilla Fontana, il 13 giugno 1734, in Archivio del Museo Pompiliano Montecalvo Irpino.
[43] Cfr. Lettera di San Pompilio del 13 giugno 1734 in G.B.M. Cavalletti San Pompilio Maria Pirrotti “Franca Villa 13 Giugno 1734 – Signor Padre mio Carissimo:…”, Casalbore, 1991.
[44] Lo zio di cui parla San Pompilio è il professore di diritto civile e canonico Francescantonio de Nucibus, figlio del dottor Giovanbattista e della signora Faustina Folle . In prime nozze aveva sposato Elisabetta Iorio ed in seconde la signora Ippolita Maraviglia di Casalbore. Era il padrino di battesimo di Giovan Battista Pirrotti, fratello del Santo. Morirà il 17 agosto del 1761, all’età di 77 anni circa.
- Cfr. registro dei battezzati della parrocchia di S. Bartolomeo in Montecalvo, anni 1699-1716 ff. 98/1 e 176v1;
- registro dei defunti della parrocchia di S. Bartolomeo anni 1761-1799 f.4v1.
[45] Elisabetta Iorio, la moglie defunta alla quale si riferisce San Pompilio, figlia del dottor Giovan Battista e della signora Giovanna Zupi, era morta, all’età di circa 30 anni, l’8 settembre del 1730 ed era stata seppellita il giorno 9, sabato, nella chiesa di Sant’Antonio in Montecalvo.
- Cfr. registro dei defunti della parrocchia di Santa Maria in Montecalvo, anni 1717-1741 f 127v4.
[46] Faustina, l’altra figlia di Elisabetta Iorio, sposerà il capitano Crescenzo Bozzuti, cugino del Santo già richiamato nella stessa lettera.
Cfr. registro dei matrimoni della parrocchia di S. Bartolomeo anni 1761-1799, f.33/1.
[47] Cfr. Fèlix Làzaro, San Pompilio Maria Pirrotti, Madrid 1976, pag. 63.
Vincenzo Zingaropoli, Priore dell’ “Arciconfraternita della Morte ed Orazione”in Francavilla, e i confratelli della stessa , nel 1834, resero la seguente deposizione:
Francavilla lì 10 Xbre 1834. Si fa da noi qui sottoscritti ampia, ed indubitata fede, che avendo perquisito le conclusioni sistenti nell’Archivio dell’Arciconfraternita della Morte, ed Orazione di questo Comune di Francavilla: abbiamo trovato, che nell’Anno 1734 nel giorno 10 dicembre fu dal primo Assistente di detta Arciconfraternita doctor don Nicola Pipino, col consenso dell’Ecllmo Principe D. Michele Imperiale, nominato alla carica di Padre Spirituale della surriferita Arciconfraternita il Padre Pompilio di S. Nicolò delle Scuole Pie… Onde in fede ecc. Vincenzo Zingaropoli Priore.
- Idem, ibidem.
[48] Idem, ibidem.
[49] Idem, ibidem.
[50] Idem, ibidem.
[51] Cfr. P. Giuseppe Tasca – P. Francesco Grillo delle Scuole Pie – Vita di S. Pompilio Maria Pirrotti delle Scuole Pie – Roma, 1934, da pag. 329 a pag. 335.
- S. Pompilio Maria Pirrotti delle Scuole Pie – Cronologia Storico-Critica della Vita e lettere datate a cura di p. Osvaldo Tosti delle Scuole Pie – Roma, 1981, pagg. 41 e 42.
[52] S. Pompilio Maria Pirrotti delle Scuole Pie – Cronologia Storico-Critica della Vita e lettere datate, op. cit. pag. 38.
[53] El pensamiento saludable de la muerte, escrive el P. Clemente, biografo del santo, fueel que informò todas sus acciones desde sus màs tiernos annos.
Cfr. Fèlix Làzaro, San Pompilio Maria Pirrotti, op. cit. pag. 67
[54] Cfr. p. Osvaldo Tosti delle Scuole Pie S. Pompilio Maria Pirrotti delle Scuole Pie – Supplemento a cura di p. Osvaldo Tosti delle Scuole Pie, op. cit.72.
[55] Idem, pag.74.
[56] Idem , pag. 71.
[57] Cfr. p. Osvaldo Tosti delle Scuole Pie - S. Pompilio Maria Pirrotti delle Scuole Pie – Supplemento a cura di p. Osvaldo Tosti delle Scuole Pie, op. cit. pagg.72 e 73, ove il biografo cita Bocache, U., Storia di Lanciano (Ms. presso la biblioteca Comunale di Lanciano), vol. VII, pag. 285-286 e segue nelle pagg. 301-305.
[58] Idem, pag. 74.
[59] Nelle parole di perdono nei confronti dei suoi accusatori, lo stesso San Pompilio illumina, in certo senso, tale concetto: Non sono i miei Religiosi che mi perseguitano per invidia, ma è Dio, di cui dovrò a costo della vita fare la sua santissima volontà. Lasciateli sfogare: Dominus enim praecepit ut malediceret David.  
[60] Oltre alle località ove San Pompilio ebbe residenza stabile (Chieti, Melfi, Turi, Francavilla Fontana, Brindisi, Ortona a Mare, Lanciano, Napoli, Lugo di Romagna, Ancona, Campi Salentina), innumerevoli sono le località dell’Italia Centro Meridionale ove, su pressanti e continue richieste da parte di autorità ecclesiastiche e civili si recò per predicarvi quaresimali e panegirici lasciando, ovunque, una forte impronta spirituale perdurata fin dopo la sua morte.
[61] In San Pompilio Maria Pirrotti delle Scuole Pie – Cronologia storico-critica della vita e Lettere datate , op. cit., pag. 109, padre Osvaldo Tosti parla di certezza acquisita che nell’allontanamento dal Regno di Napoli del Santo vi abbiano contribuito ciascuno per la loro parte tanto il Re attraverso i suoi Uffici, che il Card. Sersale…
[62] Cfr. Luigi Leoncini, Il Beato Pompilio Maria Pirrotti delle Scuole Pie, cenni biografici in Panegirici detti Nelle Chiese Scolopiche della Liguria in onore del novello Beato Pompilio Maria Pirrotti, Savona 1891, pag.9.
[63] Cfr. P. Giuseppe Tasca – P. Francesco Grillo delle Scuole Pie – Vita di S. Pompilio Maria Pirrotti delle Scuole Pie – Roma, 1934, pagg. 132, 133.
[64] Idem, pagg. 237-238.
[65] Idem, ibidem.
[66] Cfr. P.Osvaldo Tosti d.S.P. San Pompilio Maria Pirrotti delle Scuole Pie – Cronologia Storico-Critica della vita e lettere datate, op. cit., pag. 91.
- 18 maggio 1754/ De orden del Rey remito a Vs. el adsunto Recurso del Religioso Sacerdote de las escuelas pias Pompilio M.a de S. Nicola, solicitando el Real asenso para el establecimiento de una congregacion de Artistas en el Collegio de Caravaggio, a efecto de que la Camara de S. Clara oiendo quien le pareciere, informe con sus pareres a S.M. en el asunto de que se trata./ D.q. a Vs. …/ Mayo 18 de 1754/ El Marques Brancone
Idem, ibidem ove è riportato: Arch. Di Stato di Napoli – Bozze di Consulte della Real Camera di S. Chiara, 192).
Per l’intero incartamento:
Idem, da pag. 91 a pag. 101.
[67] S. Filippo, o sia Confraternita della Morte ed Orazione in Lanciano era stata eretta nel 1608.
Coll’andar del tempo venne a mancare e quasi estinguersi, finché nel 1635, … vi fu eretta nuovamente una Congregazione di Persone Secolari delle migliori famiglie della città , dentro la Chiesa di San Giuseppe… sotto l’invocazione dell’Immacolata Concezione della Vergine Maria, col proprio consenso dell’Arcivescovo Mons. Gervasio…. Evvi una fra le loro Regole, che non vi possa entrare artieri, ma soltanto composta di Dottori Gentiluomini e Mercadanti, e se vi si devono introdurre artieri, non vi possono essere ascritti più di 4, quali averanno il voto attivo, ma non passivo, cioè non potendo occupare ufficio veruno dentro la detta Confraternita ...
- Cfr Bocache, U., Storia di Lanciano. Ms. cit., pagg. 81-82 in  p. Osvaldo Tosti delle Scuole Pie - S. Pompilio Maria Pirrotti delle Scuole Pie Supplemento, pag. 73.
[68] Per il testo integrale del regolamento della Confraternita della Carità di Dio Cfr. P.Osvaldo Tosti d.S.P. San Pompilio Maria Pirrotti delle Scuole Pie – Cronologia Storico-Critica della vita e lettere datate, op. cit., pagg. 93-99.
[69] Idem, ibidem.
[70] Da Fèlix Lazaro, San Pompilio Maria Pirrotti, Madrid 1976, pag. En el ano 1754, siendo Rector de la iglesia de nuestra senora de Caravaggio el P. Pompilio, cargo que con toda probabilidad ejercìa desde algùn tempo,llevado de su celo por las almas del purgatorio, solìa descender con frecuencia a la cripta de la iglesia con algunos fieles para rezar y tener algunos ejercicios piados en favor de las almas.
Viendo los resultados extraordinarios que obtenìa, pensò en fundar una archiconfraternidad, compuesta exclusivamente de artesanos, como miembros efectivos, y de algunos benefactores, en calidad de miembros honorarios.
[71] Cfr. Registro dei defunti della Parrocchia di San Bartolomeo, anni , in
[72] Cfr. Mons. Filippo Allegro, vescovo di Albenga, in Panegirici detti nelle chiese scolopiche della Liguria in onore del beato Pompilio Maria Pirrotti e brevi cenni sulla sua vita, Stabilimento tipografico A. Ricci, Savona, 1891, pag.33.
[73] Cfr. Luigi Leoncini in Panegirici detti nelle chiese scolopiche della Liguria in onore del beato Pompilio Maria Pirrotti e brevi cenni sulla sua vita, op. cit. pag 8.
[74] Cfr. Liciensis beatificationis et canonizationis Ven. Servi Dei Pompilii M. Pirrotti, Summarium , Archivio di San Pantaleo, Roma.
[75] Cfr. Registro delle Sante Visite, anni 1689-1706, in Archivio del Museo Pompiliano-Montecalvo.
[76] Cfr. G. Lo Casale - G.B.M. Cavalletti, Fonti per la Storia di Montecalvo Irpino – Contributo per la conoscenza storica dei Comuni d’Italia, op. cit. pp. 256, 257,258, 259, 515,516, 517.    
[77] Cfr. Registro delle Sante Visite, anni 1689-1706, in Archivio del Museo Pompiliano-Montecalvo, f. 21.
[78] Cfr. G. Lo Casale - G.B.M. Cavalletti, Fonti per la Storia di Montecalvo Irpino – Contributo per la conoscenza storica dei Comuni d’Italia, op. cit. pag.191.
- G.B.M. Cavalletti, Dio Guardi Montecalvo, op. cit. pag. 4.
[79] Cfr. P.Osvaldo Tosti d.S.P. San Pompilio Maria Pirrotti delle Scuole Pie – Supplemento, op. cit. pag. 36.
[80] Esistevano all’epoca, nel centro urbano di Montecalvo, diverse chiese: la collegiata madre di Santa Maria (abbaziale e arcipretale), la chiesa di San Sebastiano (detta del Carmine e sede della parrocchia di San Nicola), la chiesetta parrocchiale di San Bartolomeo (parrocchia di casa Pirrotti), la chiesa di Santa Caterina (dei padri agostiniani), la chiesa di San Gaetano ( di patronato della famiglia della madre del Santo), la chiesa di Sant’Antonio (dei minori osservanti), la chiesa del S. Angelo Custode, la chiesa, appunto, del Purgatorio, la chiesa del Santissimo Corpo di Cristo, la chiesa della SS.ma Annunziata (annessa all’ospedale omonimo) ed altri piccoli oratori – Cfr. Cfr. G. Lo Casale - G.B.M. Cavalletti, Fonti per la Storia di Montecalvo Irpino – Contributo per la conoscenza storica dei Comuni d’Italia, op. cit Voll. I e II.
Appare, quindi, effettivamente singolare la scelta di mons. Gioacchino Pecci della sede per l’apertura dei processi apostolici beneventani.
[81] Cfr. P.Osvaldo Tosti d.S.P. San Pompilio Maria Pirrotti delle Scuole Pie – Supplemento, op. cit. pag. 36 ove è riportato Summarium, N° 18, pag. 151.
[82] Cfr. Deposizioni del Processo Apostolico beneventano in Archivio Generale dei Padri Scolopi – Via San Pantaleo, Roma.
- Biografia Pompiliana.

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